Test rapidi, lo studio di Crisanti sarà pubblicato da Nature: «Flor disse che non esisteva» - CorrieredelVeneto.it

2022-10-02 12:51:48 By : Ms. Tracy Zhang

A sinistra Luciano Flor, a destra Andrea Crisanti

Alla fine Nature , la più prestigiosa rivista scientifica al mondo, ha accettato di pubblicare il famoso studio annunciato già nell’ottobre 2020 dal professor Andrea Crisanti, direttore di Microbiologia all’Università di Padova, sull’inaffidabilità dei tamponi antigenici rapidi, incapaci di individuare il 30% dei soggetti positivi al Covid-19 perché caratterizzati da bassa carica virale. La ricerca, firmata anche da Annamaria Cattelan e Vito Cianci, primari rispettivamente delle Malattie infettive e del Pronto Soccorso in Azienda ospedaliera a Padova, è stato al centro di una lunga polemica tra Crisanti e il direttore generale della Sanità in Regione, Luciano Flor, che ne ha più volte smentito l’esistenza, anche davanti alle telecamere di Report . Ora però, dopo una «preview» uscita nel marzo 2021, Nature l’ha accettato e nei prossimi giorni lo pubblicherà con un commento dell’editore.

«Avrei potuto diffonderlo prima, su riviste scientifiche di minore impatto — rivela Crisanti — ma ho preferito aspettare Nature . Ne ho redatto una prima bozza nell’ottobre 2020 per condividerne i contenuti con la comunità scientifica e poi mi sono affidato a statistici e matematici dell’Imperial College di Londra, dove ho insegnato e con il quale ancora collaboro, per una precisa elaborazione dei dati. Dopodiché l’ho mandato a Nature , che l’ha sottoposto alla supervisione di quattro esperti, dei quali ho recepito e inserito riscontri e suggerimenti. E tra qualche giorno lo vedremo pubblicato. Ma resta il risvolto amaro della vicenda, cioè i 150 milioni di euro spesi dalla Regione per comprare tamponi inutili — sottolinea lo scienziato —. E per di più ignorando quello che avevo scoperto per fare affidamento su esami in realtà mai eseguiti da un collega».

Il riferimento è al dottor Roberto Rigoli che nell’autunno 2020, in piena seconda ondata della pandemia, quando i contrasti tra Crisanti e la Regione si erano fatti molto accesi, è subentrato allo stesso ricercatore al coordinamento delle 14 Microbiologie del Veneto. Ora proprio Rigoli, con Patrizia Simionato che all’epoca dei fatti era direttore generale di Azienda Zero e quindi curava gli acquisti dei presìdi anti-Covid per la Regione, è indagato dalla Procura di Padova, su esposto presentato da Crisanti. Il pm Benedetto Manlio, che ha chiesto per entrambi il rinvio a giudizio, ipotizza i reati in concorso di falsità ideologica in atti pubblici commessa da pubblico ufficiale e turbativa nel procedimento di scelta del contraente. Al centro della vicenda una parte dei test rapidi acquistati, quelli della Abbot. Secondo l’accusa Rigoli, nella consapevolezza di Simionato, avrebbe confermato di aver validato l’idoneità di quei tamponi, che Azienda Zero poi comprò in due tranche, senza gara: 480mila kit, per un costo di 2.160.000 euro . Crisanti aggiunge che è invece stata archiviata la denuncia presentata a suo carico dalla Regione, la quale però ha sempre smentito di averla depositata, parlando invece di una segnalazione nella quale spiega il motivo dell’utilizzo dei test rapidi. E cioè l’impossibilità di ricorrere solo ai molecolari, in grado di coprire 20mila delle 150mila/174mila richieste al giorno registrate nella fase acuta dell’emergenza. Del resto l’Oms e il ministero della Salute hanno sempre autorizzato gli antigenici per «lo screening di massa».

«Ho avuto atteggiamenti costruttivi nei confronti della Regione — assicura Crisanti, che è ancora nel Comitato tecnico scientifico ma è anche candidato con il Pd — le mie critiche sono sempre state esclusivamente scientifiche (a parte quando definì «una baggianata » il piano di screening formulato da Francesca Russo, a capo della Prevenzione, ndr ) . Sono rimasto tranquillo perché sapevo di avere ragione, il mio studio è di grande importanza ed è stato condotto alla luce del sole, con la collaborazione dei medici dell’Azienda ospedaliera, che lo ha avallato. Per averne negato l’esistenza in un Paese civile Flor avrebbe dovuto dimettersi, non accetto la malafede. Secondo me — chiude con il sorriso — ora sperano tutti che io vinca alle elezioni, così mi tolgo di mezzo». E se anche gli altri protagonisti della storia preferiscono il silenzio, dall’ambiente scientifico qualcosa trapela. Prima di tutto la perplessità sull’utilità di uno studio che arriva dopo due anni, anticipato da una ricerca pubblicata l’anno scorso su The Lancet in cui si accerta proprio l’incapacità dei test antigenici di intercettare il 30% dei positivi al Sars-Cov2. E poi il dubbio che quello in procinto di pubblicazione non sia esattamente lo studio di Crisanti, bensì una versione profondamente cambiata dagli esperti di Nature e dalla quale sarebbero spariti i riferimenti al Veneto e la parte dedicata alle Rsa.

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