Come prevenire le invasioni di forme di vita aliene - INAF MEDIA

2021-12-01 08:49:56 By : Ms. Eva Liu

Sebbene i ricercatori ritengano altamente improbabile l'importazione di un organismo extraterrestre vivente, le agenzie spaziali di tutto il mondo sono da tempo consapevoli dei potenziali rischi di contaminazione biologica interplanetaria, ad esempio su Marte. Ora uno studio condotto presso la McGill University sostiene la necessità di migliorare le strategie per la biosicurezza planetaria attraverso la collaborazione tra astrobiologi e biologi dell'invasione e suggerisce protocolli per proteggere il pianeta. La ricerca è pubblicata su BioScience

Il recupero della capsula della missione Hayabusa2 contenente campioni dell'asteroide Ryugu. Crediti: Jaxa

AAA: in cerca di protezione da un'invasione aliena. Con l'aumento delle missioni spaziali, vi è un corrispondente aumento dei potenziali rischi di contaminazione batterica o altre forme di vita extraterrestri, sia per la Terra che per i pianeti e le lune presi di mira dall'esplorazione spaziale. Come prevenire una simile eventualità? Se ne occupa uno studio pubblicato questa settimana su BioScience.

"Si ritiene che la probabilità che un organismo extraterrestre vivente faccia l'autostop, venga trasportato con successo sulla Terra e stabilisca un punto d'appoggio qui è piuttosto piccola", afferma l'autore principale della ricerca, Anthony Ricciardi, professore di ecologia delle invasioni alla McGill. Università (Canada). "Ma gli attuali approcci alla biosicurezza devono essere migliorati per affrontare questi rischi man mano che le missioni spaziali aumentano in frequenza e portata".

Per affrontare la gestione delle specie aliene invasive è entrato negli ultimi decenni un nuovo campo interdisciplinare - la scienza dell'invasione biologica - che studia le cause e le conseguenze dell'introduzione di organismi oltre i loro limiti evolutivi naturali, con un'enfasi sul ruolo dell'uomo in questi presentazioni. Il primo passo - sostengono i ricercatori - è prendere spunto dalle conoscenze acquisite dalla scienza delle invasioni per garantire il miglioramento e l'efficacia del sistema di biosicurezza planetaria.

Le invasioni e il loro impatto sono difficili da prevedere, quindi il kit di pronto soccorso richiede prima di valutare i pericoli di un'ipotetica contaminazione extraterrestre, nonché una diagnosi precoce e una risposta rapida per la prevenzione. La biosicurezza spaziale riguarda un tipo di contaminazione che possiamo definire a domicilio e da asporto, con la "consegna" di organismi viventi dalla Terra ad ambienti extraterrestri e viceversa, nell'ambito di una missione di ritorno sulla Terra.

Pulizia e decontaminazione delle “piastrelle” esterne del lander Schiaparelli. Crediti: Esa - B. Bethge

Il rischio di contaminare altri mondi è ormai ben noto e non facile da controllare. Ad esempio, nelle camere bianche della NASA - utilizzate per l'assemblaggio di veicoli spaziali - sono stati scoperti ceppi microbici che mostrano un'estrema resistenza ai disinfettanti. Nonostante le precauzioni per contenere la contaminazione biologica - dall'uso di radiazioni ionizzanti all'essiccamento - alcuni microrganismi sembrano riuscire a sopravvivere anche negli ambienti più puliti. Poiché è molto difficile esplorare nuovi pianeti senza trasportare e consegnare microbi, la ricerca suggerisce quindi di trattare pianeti e lune che potrebbero ospitare la vita come "sistemi insulari": luoghi come le isole oceaniche e le aree più isolate della Terra i cui ecosistemi si sono rivelati estremamente sensibile agli effetti di un'invasione di specie aliene.

Secondo gli autori dello studio, i protocolli per il rilevamento precoce, la valutazione dei pericoli, la risposta rapida e le procedure di contenimento attualmente impiegati per le specie invasive sulla Terra potrebbero essere adattati per affrontare potenziali contaminanti extraterrestri. La diagnosi precoce e la risposta rapida avrebbero quindi un ruolo cruciale nella prevenzione della diffusione di contaminanti biologici alieni.

"La diagnosi precoce potrebbe beneficiare delle nuove tecnologie di sequenziamento del DNA", sottolinea Ricciardi. “Se combinati con la compilazione di accurate banche dati sugli organismi trovati nelle “camere bianche” in cui sono assemblate le navicelle, permetterebbero di identificare eventuali specie invasive scartando quelle che potrebbero essere state introdotte accidentalmente su altri pianeti durante precedenti missioni spaziali: un'eventualità da tenere in considerazione per Marte, traguardo raggiunto ad oggi da oltre due dozzine di veicoli spaziali”.

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